Alain Daniélou è nato a Neuilly-sur-Seine il 4 Ottobre 1907.
Sua madre, fervente cattolica, fu fondatrice di un ordine religioso e delle celebri istituzioni d’insegnamento « Santa Maria »; suo padre, uomo politico bretone, anticlericale, amico di Aristide Briand, fù più volte Ministro, suo fratello Jean, scomparso nel 1974, fù nominato Cardinale da Paolo VI.
Alain Daniélou ha passato gran parte dell’infanzia in campagna con dei precettori, una biblioteca e un pianoforte. Scoprì allora la musica e la pittura. In seguito partì per una università americana. Negli Stati Uniti ha venduto i suoi quadri e suonato il pianoforte al cinema durante i film muti. Tornato in Francia studiò canto con Charles Panzéra, la danza classica con Nicolas Legat (il maestro di Nijinski), la composizione con Max d’Olonne. Diede dei récitals, fece delle esposizioni. Intraprese nel 1932 un’esplorazione del Pamir afgano e, nel 1934 compì un raid automobilistico Parigi-Calcutta. Soggiornò da Henry de Monfreid nel suo feudo d’Obock, sul Mar Rosso. Dal 1927 al 1932, participando all’effervescenza artistica dell’epoca, conobbe Jean Cocteau, Serghiej Diaguilev, Igor Stravinsky, Max Jacob, Henri Sauguet, Nicolas Nabokov, Maurice Sachs, Jean Marais e altri.
Quindi partì, viaggiando molto : visitò il Nord-Africa, il Medio-Oriente, l’India, l’Indonesia, la Cina e il Giappone, fermandosi infine in India. In un primo tempo si stabilì presso il poeta Rabindranath Tagore, che lo incaricò di missioni presso i suoi amici, tra cui Paul Valery, Romain Rolland, André Gide, Paul Morand e Benedetto Croce e lo nominò Direttore della sua Scuola di Musica a Shantiniketan. Quindi Alain Daniélou si ritirò a Bénarès, sulle rive del Gange,dove scoprì la cultura tradizionale dell’India, alla quale si iniziò poco a poco. In più di venti anni studiò la musica classica indiana presso i più grandi maestri, il sanscrito, l’hindi (che parla e scrive come la sua lingua madre), e la filosofia presso i più eminenti rappresentanti tradizionali : questi lo presentarono a un celebre Sannyasi, di cui tradusse qualche scritto e che lo fece iniziare ai riti dell’Induismo shivaita.
Conosciuto con il nome di Shiva Sharan (il protetto di Shiva) fu nominato Professore all’Università Indù di Bénarès e Direttore del Collegio di Musica Indiana nel 1943. Nel 1954 lasciò Bénarès per prendere la Direzione della Biblioteca di Manoscritti e di Edizioni Sanscrite d’Adyar a Madras. Venne eletto nel 1956 membro dell’Istituto Francese d’Indologia di Pondichery, mentre, fin dal 1943, la Scuola Francese d’Estremo Oriente lo nominò Membro Onorario. Incontra Nehru, sua figlia Indira Gandhi e molti oppositori alla presenza inglese. Dopo l’Indipendenza dell’India, gli venne suggerito che il suo ruolo sarebbe stato più utile in Occidente, dove avrebbe potuto presentare il vero volto dell’Induismo. Ritornò quindi in Europa e creò a Berlino (1963) e a Venezia (1970) l’Istituto Internazionale di Studi Musicali Comparati. Organizzando concerti per i più grandi musicisti asiatici e pubblicando collezioni discografiche di musiche tradizionali, sotto l’egida dell’Unesco, ha ricoperto un ruolo primario nella divulgazione della musica classica asiatica in Occidente. Con le personalità come il violonista Yehudi Menuhin o il sitarista Ravi Shankar, la sua azione è stata determinante ai fini del riconoscimento della musica classica dell’India non più come fatto folcloristico, ma come grande arte sapiente allo stesso livello della musica occidentale.
Ha pubblicato opere fondamentali sulla religione (Miti e Dei dell’India), sulla società (I quattro sensi della vita, il Kama-Sutra), sulla musica (Musica dell’India del Nord, Semantica musicale) cosi come racconti (Il gregge degli Dei), una storia dell’India e un libro sullo Yoga.
La sua doppia cultura, che non è una cultura di sintesi, permette a Alain Daniélou una visione « dall’esterno » del mondo occidentale chè puo sorprenderci. Nelle opere Shiva e Dioniso e La Fantasia degli dei e l’avventura umana egli esamina i problemi di un Occidente smarrito, che ha perduto la propria tradizione e ha allontanato l’uomo dalla natura e dal divino. Ci fa inoltre scoprire come i culti e le credenze del mondo occidentale antico siano molto vicini allo Shivaismo e facilmente comprensibili con l’ausilio di testi e riti che si sono conservati in India. Ultimamente sonno state pubblicate molte opere tra cui Il giro del mondo nel 1936, Manimekhalai o lo scandalo della virtù, traduzione di un testo tamil del secondo secolo DC,Les Contes du Labyrinthe, racconti ambiantati nel Lazio, la traduzione integrale dal sanskrito del famoso Kâma Sûtra, un libro sul simbolo del culto del fallo. Diversi titoli della sua bibliografia sono stati tradotti recentemente in italiano, inglese e spagnolo in particulare la sua autobiografia negli Stati Uniti. Alain Daniélou ha collaborato come consulente musicale a diversi film, in particulare di Roberto Rossellini (documentario sull’India), e di Jean Renoir (il grande film classico « Il Fiume »). Brani dei suoi dischi sono stati utilizzati da numerosi cineasti, coreografi (Béjart per « Bakti » tra altro), nonchè alla televisione e alla radio in tanti paesi.
Alain Daniélou è Ufficiale della Legione d’Onore, Ufficiale dell’Ordine Nazionale del Merito, Commendatore delle Arti e delle Lettere, Professore emeritus del Senato di Berlino, membro dell’Accademia di Musica dell India. Ha ricevuto nel 1991 il Premio Cervo per la Musica.
I suoi libri, scritti e tradotti in Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, Spagnolo, Olandese e Giapponese, sono apparsi in 12 paesi.
Sono stati realizzati tre programmi per video :
– Shiva Sharan di Anne-Marie Masquin (Parigi 1987) – Il programma letterario Apostrophe (INA, Parigi 1981) – La Voce degli Dei, della televisione della Svizzera italiana (Lugano 1995)
Alain Daniélou, (1907-1994) racconta in questa sua ultima intervista alcuni momenti centrali della sua esistenza: lo studio della danza e della pittura, i quindici anni trascorsi in India a studiare nelle scuole tradizionali in sanscrito, la filosofia e la musica. Daniélou era professore all’Università hindu di Benares e direttore del collegio di musica indiana. Programma della RTSI, Radio Televisione svizzera italiana dal sito www.rsi.ch/
– India Matri Bhumi di Roberto Rossellini india/Italia, 1959, 90′
Regia e soggetto: Roberto Rossellini. Sceneggiatura: Roberto Rossellini, Sonali Senroy Das Gupta, Fereydoun Hoveyda. Fotografia: Aldo Tonti. Montaggio: Cesare Cavagna. Musica: Philippe Arthuys, Alain Danielou. Produzione: Aniene Film (Roma), Union Générale Cinématographique (Parigi).
Trama
Rossellini, in India per conto della Rai, gira un film straordinario per raccontare una scoperta e per anticipare il suo desiderio di usare la televisione per estendere il sapere dell’umanità. Appaiono anche Sandro e Jennifer Franchina.
Musica scelta da Alain Daniélou
Assolutamente convinto dell’importanza della cultura e della religione trasmesse dall’induismo, Alain Daniélou si è sempre considerato indù e, nella sua ultima intervista, dichiarava, « L’India è la mia vera patria ».
Nel supplemento alle sue memorie (1992) scriveva, « L’unico valore che non metto mai in discussione è quello degli insegnamenti che ho ricevuto dall’induismo scivaita che rifiuta qualsiasi dogmatismo, in quanto non ho mai trovato un’altra forma di pensiero che vada cosi lontano, cosi chiaramente, con un tale profondità ed una tale intelligenza, nel comprendere il divino e le strutture del mondo ».